Pani Loriga (Santadi)


Panorama da Pani Loriga

Durata dell’escursione: mezza giornata 
Distanza del punto panoramico dal Residence Villa Ebner: 22 km
Coordinate del punto panoramico: 39.088930°;  8.689409°
Luoghi da non perdere: Area Archeologica di Pani Loriga, Necropoli di Montessu, Menhir Luxia Arrabiosa, Santadi. 


Il panorama si apre sulla pianura dove sorge il paese di Villaperuccio e sulla serie di rilievi che ne delimitano il margine settentrionale. La storia di questo paesaggio risale all’Oligo-Miocene, tra 14 e 32 milioni di anni fa, epoca in cui si formarono le rocce che ora costituiscono le sommità tabulari dei rilievi, note localmente come Is Praneddas, senza dubbio la componente paesaggistica più caratteristica della zona.

In quel periodo gran parte dell’attuale Sulcis costituiva una depressione in cui si accumulavano i depositi fluviali provenienti dai rilievi dell’Iglesiente e del massiccio che fa capo a Punta Is Caravius. Su questi sedimenti, eruzioni magmatiche di tipo esplosivo depositarono una spessa coltre di lave e rocce piroclastiche che, in luogo di formare i classici coni vulcanici, si disposero prima in masse informi per poi culminare con la deposizione di un esteso strato orizzontale di ignimbrite, una roccia vulcanica formata da nubi ardenti fuoriuscite dalle bocche eruttive. La superficie di questo strato di ignimbrite costituisce ora la superficie tabulare dei rilievi. In origine la disposizione della coltre vulcanica copriva uniformemente la depressione su cui si era depositata e doveva apparire come un’unica piattaforma orizzontale, ma circa sei milioni di anni fa, nel Pliocene, essa si spaccò in più parti che presero a sprofondare con velocità diverse dando così origine alle differenze di altitudine tra i rilievi attuali. Su questo nuovo assetto del territorio agirono infine i processi erosivi, attualmente ancora in corso, che portarono a una sensibile riduzione dei depositi vulcanici rispetto alla loro ampiezza originaria.

La particolare origine geologica del territorio, oltre a modellarne in modo così caratteristico il paesaggio, ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo degli insediamenti umani che vi si sono succeduti nei millenni. Sia la pianura che i rilievi presentano numerose tracce di frequentazione umana sin dal Neolitico Recente, tanto che l’intera zona costituisce una tra le più importanti aree archeologiche di età pre-nuragica della Sardegna. Qui, l’uomo del neolitico trovò tre elementi essenziali che fornirono il presupposto per un’occupazione diffusa e stabile del territorio: un suolo particolarmente fertile in quanto proveniente dal disfacimento di rocce vulcaniche, la disponibilità d’acqua, garantita dalla prossimità di estesi rilievi montuosi, e la presenza di luoghi che per tipo di roccia e morfologia risultarono idonei alla creazione di importanti aree funerarie e a soddisfare le esigenze di culto.
L’importanza archeologica del territorio di Villaperuccio risiede proprio nel fatto che vi sono stati individuati diversi siti a cui dovevano corrispondere rispettivamente, il villaggio, la necropoli e l’area di culto della popolazione che all’epoca vi abitava. L’insediamento abitativo principale si trova in pianura in una località (S’Arriorgiu) prossima a una zona con caratteristiche favorevoli allo sviluppo dell’attività agricola. Sempre in pianura, in località Terrazzu, poco lontano dal villaggio di S’Arriorgiu, la presenza di un luogo di culto è testimoniata dal rinvenimento di diversi menhir di cui uno alto circa 5 metri chiamato Luxia Arrabiosa, nome di una gigantessa spesso ricorrente nelle leggende popolari sarde. A questo sito, senz’altro il più importante della zona, si aggiungono poi numerosi menhir trovati in altre località a sottolineare come le pratiche religiose legate al megalitismo fossero assai diffuse in tutta l’area. Ma il segno più importante lasciato dalle popolazioni pre-nuragiche è senza dubbio la necropoli ipogea di Montessu, situata nelle parti più elevate del versante meridionale del monte omonimo, una delle numerose pranedda della zona. La necropoli conta una quarantina di domus de janas, tombe scavate direttamente nell’ignimbrite che costituisce la sommità del monte. Probabilmente, a far preferire questo sito contribuì proprio la presenza della roccia vulcanica, compatta e relativamente friabile e quindi facile da incidere, ma anche lo scenario naturale di Montessu deve aver avuto il suo peso: perfino un razionale visitatore del terzo millennio non può non percepire l’aura di magico mista a un profondo senso di quiete che avvolge l’anfiteatro roccioso in cui sorge la necropoli.
La zona dovette rappresentare una forte attrattiva anche per le popolazioni che comparvero in epoche successive, sia in età Eneolitica, sia nell’Età del Bronzo, con la comparsa della civiltà nuragica. La posizione degli insediamenti, quasi tutti localizzati lungo i versanti dei rilievi, indica l’importanza di avere una vista panoramica che consentisse il controllo dell’intero territorio. La frequenza e la disposizione dei nuraghi, presenti in diverse decine, suggerisce in particolare la creazione di vere e proprie linee di difesa collocate a quote diverse per il controllo dell’accesso alle valli e corsi d’acqua. Ed è proprio a una funzione di controllo del territorio che si deve la presenza di insediamenti anche sulla collina di Pani Loriga la cui sommità costituisce in nostro punto di osservazione. Già oggetto di una frequentazione sia pre-nuragica che nuragica, testimoniata rispettivamente dalla presenza di domus de janas e di un villaggio nuragico, in epoca fenicio-punica Pani Lorica fu sede di una fortezza (VII sec. a.C.) che, congiuntamente a quella di Monte Sirai e di Corona Arrubia, ebbe un ruolo chiave nel controllo della viabilità del Sulcis-Iglesiente. La fortezza era protetta da tre cinte murarie all’interno delle quali si riconoscono ancora le tracce sia dell’acropoli che della necropoli, composta da circa 150 tombe, e dell’area sacrificale del tofet.
Con la vittoria di Roma su Cartagine e il conseguente dominio romano anche sulla Sardegna, l’interesse per l’area tornò nuovamente verso una fruizione di tipo agricolo. Evidentemente meno interessati al controllo militare di un territorio ormai in buona parte assoggettato, i Romani si dedicarono soprattutto allo sviluppo agrario della pianura, probabilmente un piccolo tassello di quell’immenso granaio di Roma che doveva essere la Sardegna dell’epoca. Tracce di frequentazione romana, inclusa una necropoli, si trovano un po’ ovunque nella pianura circostante Villaperuccio, ma le tracce degli insediamenti veri e propri sono andate ormai distrutte probabilmente proprio per la rimozione del terreno dovuto all’intenso sfruttamento agricolo che l’area ha subito nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. L’immagine panoramica testimonia bene della vocazione agricola della pianura. In effetti, a parte una limitata attività mineraria per l’escavazione di argilla, l’economia trainante della zona è ancora oggi la coltivazione di prodotti cerealicoli e orticoli. Tra le attività alternative, la fruizione pubblica della grotta di Is Zuddas, nel calcari paleozoici dei monti di Santadi, costituisce senz’altro l’evento di maggior rilievo, anche economico. In questo ambito, un segnale importante proviene anche dall’apertura della necropoli di Montessu, benché il grande il potenziale turistico legato alla storia e alla ricchezza archeologica della zona resti ancora fortemente inespresso.

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